La torre alla fine è stata completata, e può finalmente erigersi a simbolo dei tempi a venire. Un mondo dove le costruzioni si sono evolute a livelli di eccellenza, dove la ghisa e l’acciaio permettono quasi di elevarsi fino al cielo. L’inaugurazione avverrà domani, a nove giorni dall’inizio di quella Esposizione Universale di Parigi per la quale era stata di fatto costruita. Sono trascorsi ben due anni, quattro mesi e sette giorni da quando vennero posate le fondamenta. Sospiro di sollievo, direte. Pochi ci speravano, a dire il vero, anzi erano in molti a confidare nel fallimento. Siamo forse davanti alla prima costruzione che sia stata demolita, a parole, prima ancora di essere edificata. Anche i nostri lettori ci hanno sommersi di lettere di protesta, definendola “inutile pezzo di ferro”, “scheletro di metallo”, “offesa al panorama di Parigi”. A portare avanti il progetto, resistendo ad ogni genere di punzecchiature e intoppi nella realizzazione, è stato il padre dell’opera: l’ingegner Gustave Eiffel, rinomato architetto del ferro specializzato inizialmente in viadotti ferroviari. Mettendo da parte certe critiche ignobili sul fatto che Eiffel non sia “altro che un ebreo tedesco” (lui tra l’altro è cattolico francese), siamo francamente per un giudizio pacato e obiettivo. Ci sembra esagerato definirla una assurda bruttura anti-artistica, la troviamo invece dotata di un suo perché dal punto di vista estetico. Col tempo ci si abituerà alla sua grazia strutturale del tutto particolare. La modernità può aprire nuove prospettive sul concetto di bellezza, basta saperle accogliere senza ottusità. Possiamo scommettere che all’esposizione il successo sarà considerevole, e che continueremo ad ammirarla a lungo. Effettivamente il governo francese ha accettato di finanziare solo in minima parte i costi della torre, rendendo necessario tenerla aperta a pagamento per qualche altro decennio in modo da rientrare nei costi. Rimanesse in piedi per sempre, potremmo salutare la torre più alta del mondo.(31 marzo 1889)
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