martedì 3 aprile 2018

Assassinato Jesse James

Dobbiamo dedurre che un criminale, morendo a tradimento per mano di un vile,acquisisca fama (probabilmente non meritata) presso le nuove generazioni. Sarà l’anima romantica racchiusa nel cuore di ognuno di noi, o la concezione secondo cui chi muore giovane resta caro agli dei. Stanno infatti già fioccando sulla rete i siti e i fan club dedicati alla figura di questo giovane bandito, morto in maniera ingiuriosa dopo un’esistenza tribolata e sanguinaria. I responsabili dell’uccisione sono due membri recenti della sua banda, i fratelli Robert e Charlie Ford, da poco entrati nelle sue grazie. Stando alle prime testimonianze, sarebbe stato Robert a colpire mortalmente Jess, sparandogli dritto alla nuca mentre era girato di spalle per raddrizzare un quadro. In quel momento la vittima non avrebbe tenuto pistole alla cintola, avendole posate a parte per non fare insospettire i passanti all’esterno (la finestra era aperta per via del caldo). Figlio di un pastore battista, Jess aveva assistito giovanissimo alla tortura del padre da parte di soldati nordisti e all’umiliazione della madre. Per vendicarsi di quelle violenze, decise quindi di unirsi alla spietata milizia confederata comandata dal malvivente William Clarke Quantrill. Dopo la fine della guerra, seguirono molte altre rapine in diversi stati dell’Unione in cui persero la vita 12 persone e parecchi soldati nordisti. Inutili i tentativi di cattura da parte del governo statunitense. L’inizio della fine è stata la fallita rapina a Northfield (Minnesota) quando i complici di Jess, agendo in sua assenza, si ubriacarono prima del colpo e persero lucidità. Esito disastroso. Ora tutto si è concluso per mano dei Ford, i quali si sospetta abbiano però agito agli ordini del detective Pinkerton. Su di loro i sostenitori di Jess riversano già messaggi di odio, facendo temere gesti inconsulti.

(3 aprile 1882)

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