Per i comunisti cinesi ha inizio una Lunga Marcia

La ritirata appariva da tempo come l’unica soluzione possibile per lo schieramento comunista, e tale soluzione sarà alla fine adottata. Il Kuomintang, il Partito Nazionalista Cinese guidato da Chiang Kai-shek, è più che mai deciso a perseguire la linea dura contro i “rossi” stanziati nella Cina meridionale. Come da lui dichiarato ai microfoni di alcune emittenti tv americane, l’invasione Giapponese della Manciuria avvenuta tre anni fa renderà necessaria un’azione concreta per resistere agli occupanti. Azione per la quale sarà, dal suo punto di vista, fondamentale una campagna di sterminio per disfarsi dei comunisti. Questi ultimi avrebbero dunque deciso di abbandonare i loro presidi nella regione dello Jiangxi, dove si trovava il più grande dei soviet costituiti in nome della sopravvivenza del partito nelle aree rurali (nelle città la spietata macchina militare del Kuomintang lo ha infatti già estromesso). Dopo aver respinto quattro accerchiamenti, i comunisti sono passati alle scelte drastiche. Dopo una serie di sfondamenti per distrarre il grosso delle truppe di Chang, a Giugno ed Agosto sono state rotte le linee nemiche. Infine Mao Zedong e Zhu Dhe sono riusciti a rompere l’accerchiamento di 400.000 soldati guidando un contingente di 130.000 uomini. La fuga verso le montagne sarà una marcia forzata lunga e pericolosa, nella quale il Komintang cercherà sicuramente di falcidiare le rimanenze delle truppe rosse. Combattimenti che Mao e i suoi dovranno affrontare senza armamenti pesanti né la possibilità di facili rifornimenti. “Non cederemo né ai fascisti né agli invasori” è stato tweettato da un giovane comunista. La partita per definire il futuro dell’Asia è ancora tutta da giocare.

(16 ottobre 1934)